Endodonzia

Ambulatorio endodonzia Modena

costi delle prestazioni tra 39,60 euro e 301,40 euro 

Un sorriso smagliante è il miglior biglietto da visita da offrire agli altri: se da una parte è certamente vero, dall’altra non dobbiamo fermarci all’apparenza e, soprattutto, alla superficie. Al di sotto di quello che vediamo, anche nella nostra bocca, c’è la sostanza, rappresentata dalla polpa del dente, cioè la parte molle protetta dall’esterno del dente, a noi non visibile.

Nascosta, la polpa e i tessuti interni sono oggetto di cura della endodonzia, branca odontoiatrica che si occupa della salute dell’interno del dente. Impropriamente, molti associano questo settore esclusivamente alla devitalizzazione, all’intervento cioè di asportazione della polpa del dente: in realtà, questo è solo uno dei possibili trattamenti che si possono svolgere sulla polpa del dente..

Prima della devitalizzazione, infatti, i vari interventi endodontici permettono di curare la polpa, le vene, le cellule connettivali, le terminazioni nervose e i tessuti che sono presenti all’interno del dente. Partendo da un esame radiologico si può comprendere la natura dell’infiammazione, che può essere accertata anche con altri test, come quelli termici, quelli della percussione e della palpitazione. Una volta accertata la patologia di cui il dente soffre, si passa alla fase terapeutica e, infine, a quella dell’otturazione.

La minaccia principale per la salute dell’interno del dente è la carie che è molto insidiosa e, soprattutto, non presenta sintomi e dolore: talvolta si avverte dell’ipersensibilità del freddo o al caldo, ma potrebbe essere troppo tardi. Solo una visita periodica dal dentista può garantire uno studio approfondito della situazione e permettere un intervento immediato e senza rischi per la salute del dente, evitando la devitalizzazione.

La dott.ssa Monica Martelli, titolare di un ambulatorio endodonzia Modena, vanta esperienza consolidata, costante aggiornamento professionale e utilizzo delle più innovative metodologie e tecniche diagnostiche e strumentali nel settore in grado di garantire diagnosi precoci e interventi risolutivi nella branca endodontica per garantire una salute non solo fuori, ma anche e soprattutto all’interno del dente.

Si occupa della della polpa dentale e dei tessuti periradicolari. La pratica clinica sorveglia la polpa normale. Ha come obiettivo terapeutico la prevenzione , la diagnosi e il trattamento della patologia e delle lesioni della polpa e delle condizioni peri-radicolari ad esse associateGlossario:

POLPA NORMALE E MALATTIE DELLA POLPA

POLPA NORMALE – E’ la polpa di un dente asintomatico che risponde normalmente ai vari test di vitalità e che radiologicamente mostra una lamina dura intatta ed un normale legamento parodontale su tutto il perimetro radicolare in assenza di segni di obliterazione canalare da calcificazione.

IPEREMIA PULPARE – Si denomina così una situazione clinica ancora reversibile, caratterizzata dall’insorgenza di un improvviso dolore acuto in risposta ad uno stimolo termico.

PULPITE – Il quadro clinico della pulpite o infiammazione irreversibile del tessuto pulpare è rappresentato da un dolore spontaneo che viene amplificato da stimoli caldi ma anche freddi nei primi stadi.

NECROSI DELLA POLPA – L’infiammazione irreversibile della polpa che si ha nella pulpite che persiste per un certo periodo di tempo determinerà la necrosi completa del tessuto pulpare, configurando il quadro che il profano conosce come dente morto.

GRANULOMA DENTALE – Il termine granuloma è molto conosciuto dal pubblico, ma non molti ne comprendono pienamente l’accezione. Da taluni è addirittura percepito come assimilabile ad un tumore o ad una malattia grave che condanna il dente all’avulsione.

CISTI DENTALE – Dal punto di vista istologico il quadro è molto simile a quello del granuloma apicale, con la sola differenza della presenza di una cavità centrale ripiena di fluidi o materiale semi-solido tappezzata da un epitelio pluri-stratificato.

ASCESSO ALVEOLARE – L’ascesso alveolare acuto è rappresentato da una raccolta di pus localizzata a livello dell’osso alveolare circostante l’apice di un dente la cui polpa è andata in necrosi.

il Protocollo terapeutico endodontico consta di tre fasi :

1) Fase diagnostica e di sorveglianza a distanza

Esame Radiografico è fondamentale per la diagnosi differenziale tra patologia cariosa e quella parodontale.

La lesione endodontica per essere ben visibile radiologicamente deve coinvolgere anche l’osso corticale.

L’esame radiografico è forse il test diagnostico più importante, utile anche per il controllo a distanza della terapia canalare in quanto ce ne mostrerà l’efficacia mostrando la regressione della patologia peri-apicale e peri-radicolare.

Test Termico valuta fornisce le condizioni pulpari di salute o infiammazione. La polpa sana se sollecitata da stimoli termici differenziati al caldo o al freddo. una volta rimosso lo stimolo la sensibilità indotta sparisce. La polpa infiammata invece o non dà nessun tipo di risposta, oppure risponde con una ipersensibilità esageratamente intense e prolungate nel tempo.

Test della percussione rileva aspecificamente la presenza di un’infiammazione del legamento parodontale e non dà indicazioni specifiche sulle condizioni pulpari. In sintesi può aiutare a diagnosticare una parodontite apicale acuta conseguente ad una infiammazione pulpare o risultante da un trauma occlusale o da malattia parodontale..Il test della percussione è controindicato quando si sospettano incrinature o fratture coronali.

Test della Palpazione : la leggera pressione digitale nella zona sospetta,ci indica i limiti della zona tumefatta, inoltre la palpazione può darci informazioni sulla mobilità dei denti o su una frattura alveolare.

altri specifici test quali: Test dell’anestesia, Trans-illuminazione della corona, Test di cavità e infine il Test di masticazione e test termico.

2) trattamento endodontico/cura canalare : Fase preparatoria

Obiettivi terapeutici: rimuovere il tessuto pulpare infetto e conferire al canale stesso una forma adeguata a contenere il materiale di otturazione, sì da favorire immediatamente la guarigione e la riparazione dei tessuti periradicolari.

fasi terapeutiche

• Apertura della camera pulpare

• preparazione del canale radicolare con detersione e sagomatura dello stesso La detersione del canale avviene ricorrendo a tecniche asettiche, previo isolamento del dente con l’utilizzo della diga di gomma e l’utilizzo di agenti chimici che favoriscano la rimozione della carica batterica presente nei prodotti di degradazione della polpa e nella dentina radicolare infetta. E’ una vera e propria toilette delle pareti del canale radicolare.La sagomatura del canale viene oggi eseguita sia con strumentazione manuale che meccanica al nickel-titanio, di sagomare in sicurezza una adeguata forma del lume endodontico.

3) Fase di otturazione

il canale viene otturato con la guttaperca, un materiale inerte, biocompatibile e termoplastico condensato con varie tecniche, ognuna delle quali può rivelarsi più adatta in casi specifici, all’interno del canale preparato. Alla guttaperca si associa l’uso di uno speciale cemento endodontico canalare in modo da garantire nell’insieme un’ otturazione ermetica con un adeguato sigillo.

Tutti i denti che sono stati sottoposti a trattamento di endodonzia devono essere ricostruiti opportunamente con tecniche e materiali idonei, in base alle indicazioni che il professionista riterrà più opportune in base allo stato residuo della sostanza coronale.

ENDODONZIA FAQ

Cos’è un granuloma?

Il granuloma è un’infezione circoscritta all’apice radicolare del dente a polpa necrotica, che si sviluppa in seguito all’aggressione dei batteri presenti all’interno del canale radicolare.

Perché il granuloma può tornare dopo il trattamento di endodonzia?

Perché nonostante la cura sono ancora presenti all’interno del canale radicolare residui di polpa necrotica e pertanto i batteri continuano ad infettare il periapice. In questi casi va eseguito, ove possibile, un ritrattamento endodontico.

Se anche il ritrattamento canalare non dovesse guarire il granuloma cosa si fa?

Se anche a seguito del ritrattamento il granuloma non dovesse regredire sarà necessario fare un piccolo intervento chirurgico denominato apicectomia, ossia la resezione dell’apice radicolare da cui provengono i batteri, seguito dalla chiusura ermetica del canale radicolare. In questo modo i processi di difesa dell’organismo, una volta eliminato lo stimolo infettivo, potranno dare luogo alla guarigione dei tessuti.

Perché si dice che un dente devitalizzato è un dente morto?

Possiamo definire un dente devitalizzato come “dente morto” perché viene privato del tessuto vitale interno, composto da vasi sanguigni e nervi. La rimanente struttura del dente è formata da tessuto minerale inorganico.

Il dente devitalizzato va sempre incapsulato?

Il dente che è stato sottoposto alle cure endodontiche, al quale cioè è stato asportato il tessuto pulpare, è più fragile e quindi suscettibile di frattura in seguito alle notevoli forze masticatorie che lo sollecitano. La percentuale di frattura dei denti devitalizzati non ricoperti da corone protesiche è maggiore per i molari e premolari, i quali sono deputati alla fine triturazione dei cibi, che per gli incisivi e canini, deputati alla sola incisione. Pertanto, per salvaguardare l’integrità dei primi, è opportuno rivestirli con capsule.

Endodonzia o estrazione dentale e implantologia?

Quando dall’analisi clinica e radiologica si valuta che il dente con carie penetrante può essere recuperato con successo, con prognosi favorevole a lungo termine, si opta per l’endodonzia. Qualora, invece, risulti irreversibilmente compromesso, è preferibile estrarlo e rimpiazzarlo con un impianto.

Per la ricostruzione del moncone di un dente devitalizzato è meglio un perno in oro o in fibra di vetro?

Esistono precise indicazioni sia per l’applicazione del perno in oro che per quello in fibra di vetro. Per il perno in fibra di vetro, che ha un modulo di elasticità molto vicino a quello della naturale struttura dentale, si valuta la quantità di tessuto dentale residuo al di sopra del bordo gengivale. Devono essere presenti almeno due delle quattro pareti della corona dentale, e va considerato che l’adesione migliora in presenza di smalto. Nel caso non esistessero queste condizioni è meglio applicare un perno moncone in oro, la cui esecuzione però è più complessa e richiede un allungamento dei tempi di cura, con conseguente aumento dei costi.

Il dente devitalizzato diventa sempre un dente scuro?

I materiali utilizzati oggi in endodonzia sono più rispettosi della naturale cromacità del dente rispetto a quelli utilizzati in passato. Ciononostante il dente devitalizzato può subire nel corso degli anni alterazioni di colore dipendenti dalla contaminazione dei suoi tessuti duri da parte dei tessuti pulpari degradati. Se tale inconveniente si verifica è possibile risolvere l’inestetismo che provoca con un semplice ed efficace trattamento di sbiancamento interno, con cui si riporta dente scurito ad un colore anche più bianco dell’originale.